Istruzione primaria e montagna - 9. Il modello "Scuola Viva"

Il comune di Peio, il cui territorio è completamente montano, è una realtà che sfiora i duemila abitanti, concentrati per due quinti a Cogolo, mentre  i restanti vivono nelle frazioni (ex Comuni, dal 1928) di Celentino (con località Strombiáno), Celledizzo, Comásine, Pèio Paese (o semplicemente Peio) e località turistica di Pèio Fonti. In quest’area vengono confermate le dinamiche demografiche di cui abbiamo parlato: la popolazione dei paesi più periferici si sta drammaticamente riducendo, mentre Cogolo, sede amministrativa e di tutti i principali servizi tra cui quello scolastico, si sta estendendo sia demograficamente che a livello urbano. E’ una valle a vocazione prevalentemente turistica, ma le strutture ricettive sono concentrate quasi esclusivamente a Cogolo e a Peio Fonti.Fino al 2011 erano presenti nel comune due scuole elementari: una a Cogolo, che accoglieva gli alunni di Cogolo, Celledizzo[1], Celentino, Strombiano e Comasine, e una a Peio Paese, di piccole dimensioni, costituita da pluriclassi. Dall’anno scolastico 2011-2012 i 22 bambini di Peio si sarebbero dovuti però recare nel nuovo polo scolastico di Celledizzo, in quanto l’amministrazione comunale aveva previsto la soppressione della scuola del paese per razionalizzare l’edilizia scolastica del luogo. La decisione suscitò polemiche e dibattiti, in quanto parte dei genitori si opponeva alla chiusura, vedendola come una seria minaccia per la perdita di identità  culturale. Non ci addentreremo nel dibattito politico che ne è scaturito.Alcuni genitori presero una decisione difficile, ma determinata: istituire una scuola parentale, ossia provvedere essi stessi all’istruzione primaria dei propri figli.La Legge italiana prevede questa possibilità. Infatti l’art. 34 della Costituzione recita “L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni –adesso elevati a 10-, è obbligatoria e gratuita”; si parla quindi di istruzione obbligatoria, non di scuola obbligatoria. Inoltre l’istruzione, sempre citando la Costituzione (art. 30) rientra tra i doveri attribuiti ai genitori, non allo Stato. E’ dunque legalmente possibile occuparsi in prima persona dell’istruzione dei propri figli, senza demandarla all’istituzione scolastica. A conferma di ciò, l’articolo 111 del Decreto Legislativo 297/94 stabilisce che:“1. All’obbligo scolastico si adempie frequentando le scuole elementari e medie statali o le scuole non statali abilitate al rilascio di titoli di studio riconosciuti dallo Stato o anche privatamente, […].2. I genitori dell’obbligato o chi ne fa le veci che intendano provvedere privatamente o direttamente all’istruzione dell’obbligato devono dimostrare di averne la capacità tecnica od economica e darne comunicazione anno per anno alla competente autorità.”Riguardo alla modalità di accertamento della capacità tecnica ed economica dei genitori, un vuoto legislativo è rimasto fino all’emanazione del decreto legislativo 15 aprile 2005, n.76 e alla successiva circolare della Direzione Generale per gli Ordinamenti Scolastici del MIUR del 20 giugno 2005: i controlli sulle capacità dei genitori non possono essere eseguiti in modo diretto, ma ex post in modo indiretto mediante il riscontro, al termine di ogni anno scolastico, degli apprendimenti realizzati dallo studente.
Dal sito www.scuolapeioviva.it
E’ vero che Peio si trova nella Provincia Autonoma di Trento, che possiede ampia autonomia legislativa nell’ambito dell’istruzione, ma la normativa provinciale non nega le possibilità offerte dal Testo Unico del decreto 297/94 attraverso l’art. 32 della Legge provinciale della scuola del 7 agosto 2006, n. 5[2].Avvalendosi di questa eventualità, i genitori non intenzionati a far frequentare ai propri figli la scuola pubblica presso il polo scolastico di Celledizzo, hanno pertanto deciso di istituire collettivamente una scuola con le seguenti caratteristiche:
·         trova collocazione in un'abitazione privata messa a disposizione da un paesano;
·         è fondata sul volontariato: un gruppo di genitori, affiancato da alcuni insegnanti volontari, si occupa dell’attività scolastica a titolo gratuito (6 insegnanti a turno, affiancati da un genitore);
·        un’unica pluriclasse (il primo anno ha raccolto i dieci bambini iscritti, di cui uno di II media)[3];
·   le spese vive (materiale scolastico, riscaldamento, elettricità) sono completamente a carico dei genitori;
·         l’attività didattica e pedagogica è pianificata e gestita autonomamente;
·         la conoscenza dell’identità culturale, delle tradizioni e dell’ambiente naturale del territorio in cui essa è inserita, rappresenta un carattere identificante per questa scuola;
·   il livello degli alunni deve essere esaminato annualmente presso un istituto comprensivo da una commissione esterna di  insegnanti della scuola primaria[4];
·         interventi di esperti su varie tematiche, forniti a titolo gratuito;
·         le materie curricolari principali seguono il programma della scuola pubblica tradizionale;
·         non si danno voti o giudizi agli alunni, in nessuna materia.
Dal sito www.scuolapeioviva.it

Al termine del primo anno tutti i bambini hanno acquisito l’idoneità al proseguimento, superando l’esame con risultati soddisfacenti[5].  Le spese complessive in un anno sono ammontate a meno di 1000 Euro, comprensive di riscaldamento, elettricità e materiale scolastico, circa 100 Euro ad alunno.Un’attività scolastica di questo tipo comporta rilevanti difficoltà organizzative e richiede un impegno importante a livello di disponibilità di tempo e di risorse, gestibile solamente attraverso una forte determinazione e particolari possibilità e competenze da parte dei genitori coinvolti; questo esempio risulta perciò estremamente difficile da replicare in contesti analoghi.Analizzerò ora brevemente le caratteristiche principali delle charter schools, per poi confrontarle ed associarle alla realtà di Peio nella formulazione di un ipotetico nuovo modello scolastico.




[1] Cogolo e Celledizzo sono due paesi sul fondovalle che si sono estesi talmente tanto da diventare un’unica continuità urbana.
[2]  L’art. 32 della legge provinciale 7 agosto 2006, n. 5 dice: “Qualora i genitori provvedano privatamente o direttamente all'assolvimento del diritto-dovere all'istruzione e alla formazione al di fuori del sistema educativo provinciale, essi sono tenuti a comunicare di anno in anno al dirigente dell'istituzione di riferimento che intendono avvalersi di tale diritto, dimostrando di avere la capacità tecnica ed economica adeguata. Il dirigente dell'istituzione di riferimento attiva le necessarie forme di controllo, anche per accertare l'apprendimento al termine di ogni anno scolastico”.
[3] La pluriclasse non rappresenta una novità a Peio Paese: erano molti anni che nella scuola pubblica, prima della chiusura, gli alunni venivano suddivisi in due pluriclassi.
[4] I bambini dalla classe I alla classe III devono sostenere esame scritto di Matematica e Lingua italiana; orale per tutte le materie. Quelli frequentanti le classi IV e V devono sostenere esame scritto di Matematica, Lingua italiana e una lingua straniera; orale per tutte le materie. Il mancato superamento dell’esame, cioè nella situazione di non-idoneità, lo studente in caso di passaggio alla scuola pubblica dovrà ripetere l’anno.
[5] Molte informazioni sono state raccolte da me in prima persona per mezzo di un’ intervista aperta ad alcuni genitori coinvolti nel progetto. Secondo i genitori i risultati sono andati ben oltre le aspettative, considerando che i bambini sono stati sottoposti ad un esame molto formale comprendente tutte le materie curricolari.

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