Innamorarsi del bosco


Quando si cammina da soli è inevitabile riflettere, porsi interiormente questioni sulla propria esistenza. Se non lo avete mai provato, allora dovreste! Qualche giorno fa, passeggiando all’ombra di grandi abeti rossi, mi interrogavo sul perché io ami così tanto il bosco. Belle le cime, belli i laghi, belli i prati e i pascoli, però per il bosco ho un affetto particolare. Da dove nasce questa passione? Mettendo un piede davanti all’altro, scavalcando rametti e pigne di abete che, quando il sentiero è ripido e umido, possono tendere un tranello e farti scivolare, riflettevo. Intanto un rumore familiare, ma che ho impiegato un po’ a riconoscere, richiamò il mio interesse. Erano due scoiattoli che si corteggiavano su un abete, un po’ come quando da ragazzino, per attirare l’attenzione, si dava fastidio alla ragazza che sognavi di notte e alla quale avresti voluto dare almeno un bacio. Il profumo di muschio, al quale non mi sono mai abituato e mai mi ha lasciato indifferente, invadeva il bosco dopo la notte di pioggia. A un certo punto il mio sguardo cadde su una russola marroncina, con una sfumatura più chiara al centro. Quanti inesperti frega ‘sto fungo, pensai. Lo confondono spesso per un porcino, lo capovolgono, si accorgono dell’errore e lo frantumano. Un gesto sintomatico di una sconfitta che non si vuole accettare. Quanti, nella vita, piuttosto di ammettere il fallimento, hanno un atteggiamento violento e distruttivo. E si cerca un capro espiatorio. In questo caso un fungo espiatorio. 
Aspetta. Ecco perché amo il bosco: i funghi! Non che io li conosca bene, ho sempre raccolto fin da bambino sempre e solo finferli e brise, con qualche eccezione solo per le mazze di tamburo. Già, fin da bambino… probabilmente non sapevo ancora camminare la prima volta che mi hanno portato nel bosco. Non ne sono certo, non gliel'ho mai chiesto, ma potrei scommettere che fu mio padre che mi portò con sé a far funghi. Già nei primi anni di vita, con anche uno dei miei fratelli e mia madre, si andava a fare la raccolta di famiglia. Partivamo, e la domanda era “chi va con mamma e chi con papà?”. Dovevamo sparpagliarci, e di solito io andavo con mamma. 
Insieme a questi ricordi mi sfrecciò davanti anche un altro scoiattolo che con un balzo salì spedito fino a metà abete, distraendomi. 
Spesso succedeva che papà, da sempre appassionato di raccolta di finferli e brise, ci spediva entrambi con mamma. Lui da solo ne raccoglieva il doppio di noi tre. Non c'erano i telefonini, ci si dava un appuntamento al parcheggio, e poi si sperava di non dover aspettare troppo l’arrivo dell’altro, che era sempre papà. Anche a nonno Celestino piaceva andare a far funghi, e spesso ci portava. Nei “suoi posti” il bosco era molto ripido, ma i finferli che trovava lui erano il doppio di grandezza rispetto a quelli del posto di papà. 
Poi è arrivato il momento di andare da soli, a far funghi. Probabilmente avevo io otto anni e mio fratello sei, ci svegliavamo piuttosto presto per provare a raggiungere Fratta Plana, a circa tre chilometri di distanza, in bicicletta, prima che arrivassero i vecchi del paese a fregarci i finferli. I colpi secchi del becco di un picchio sul fragile legno di un abete morto interruppero i miei ricordi. Che belli i picchi, il più spettacolare mai visto è quello di Magellano in Patagonia, un paio di anni fa! Quando io e mio fratello andavamo a far funghi si chiacchierava molto e si raccoglieva poco. A volte partivamo per cercare funghi e finivamo per costruire una casetta nel bosco. Altre volte partivamo per costruire una casetta nel bosco e finivamo per riempirci le tasche di finferli. Avevamo pure disegnato una mappa dei posti e, su una tabella, per ogni posto, indicavamo la quantità raccolta. Con un segno più o un segno meno riportavamo anche la qualità. In che modo? Annusando il contenuto del sacchetto forato. Già da allora preferiamo la qualità alla quantità. 
E quante cose si scoprivano nel bosco! Nidi di vespe, resti della muta delle vipere, palchi di cervo, nidi e mille altre altre scoperte che non sfuggivano alla nostra attenzione e curiosità. Era bellissimo sporcarsi le mani di terra, scovare i funghi più nascosti, avvicinarsi con ansia al “solito posto" sperando di trovare dietro l’angolo una bella brisa da mostrare come trofeo a casa. Mio fratello, che aveva le manine piccole e affusolate, era il più abile a scovare i finferli sotto i sassi e sotto le radici. Ora che è guida alpina e ha mani da guida alpina, potrebbero invertirsi i ruoli. L’amore per il bosco mi ha fatto appassionare anche a uno sport, l’orienteering. Correre fuori dal sentiero come un qualsiasi altro animale mi diverte e mi dà gioia, tanto da non sentire troppo la fatica dello sforzo fisico. 
Il sentiero cominciò a farsi più ripido e tortuoso, dovetti interrompere il mio viaggio nella memoria per concentrarmi e non scivolare. Finita la mia passeggiata, contento di aver rivissuto mentalmente quei momenti, mi sono accorto di avere una gran voglia di andare a far funghi. Questo è il motivo per cui oggi sono nel bosco, con rete e coltellino, a cercare finferli dorati.


Gli alberi sono lì per collegarci al cielo

Abbassandoti a raccogliere i funghi ti cali in un piccolo mondo fantastico...

Commenti

  1. Buongiorno a Te Gabri,
    come spesso accade mi sono imbattuto per caso nel tuo sito. Cercavo in giro notizie sull'itinerario del passo della Sforzellina e ti ringrazio anche per questo tuo spirito di altruismo. Quello che ho trovato leggendoti è l'amore che provi per il contesto ambientale della montagna, che io condivido e sento profondamente ma che purtroppo vivendo in una grande città, posso rivivere una sola volta l'anno venendo in vacanza nella Val di Sole, conosciuta oltre trent'anni fa e mai dimenticata, tant'è che è sempre nel mio cuore e non vedo mai l'ora di farvi ritorno.
    Ti ringrazio sinceramente per le cose che scrivi perché tramite queste, anche da così lontano, le faccio come mie dandomi un po' di felicità.
    Ciao
    Roberto

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    1. Ti ringrazio molto per quello che scrivi, non può che farmi piacere! Continua a pensare alla Val di Sole e alla sua natura, ti peserà meno l'attesa!

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    3. Correre o stare a contatto con la natura è rigenerante, le piante e i boschi emettono energia che migliora anche la nostra salute, questo metodo terapeutico veniva usato fin dall'antichità ed è conosciuto oggi come "silvoterapia"

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