Non solo mare a Lanzarote

Lanzarote è una delle isole più conosciute dell'arcipelago delle Canarie, forse per le spiagge più belle e accessibili - insieme a quelle di Fuerteventura - rispetto a quelle delle altre, forse perché risponde a chi cerca l'esotico ma non troppo, a chi cerca il caldo d'inverno ma non troppo, a chi vuole farsi la vacanza per scappare dalla massa ma non troppo. Dopo aver visitato Gran Canaria e Tenerife è arrivata l'ora della mia settimana di svernamento proprio a Lanzarote. Le aspettative che avevo di quest'isola non erano altissime: mi immaginavo giganteschi resort, paesaggi monotoni e tanto vento. A dire il vero avevo ragione. Tuttavia i resort erano addirittura più rari di Gran Canaria, la meno turistica tra le tre, e i paesaggi erano sì monotoni, ma ogni piccola differenza tra un luogo e l'altro era sorprendentemente piacevole. Quanto al vento, c'era tanto vento, soprattutto in alcune zone. Gli alisei soffiano costantemente variando l'intensità, però ricordiamoci che la temperatura media in novembre è di 19° C, chi abita sulle Alpi non sa cosa significa. Ero a conoscenza del riconoscimento MAB - Man and biosphere - dell'UNESCO, per l'intera superficie dell'isola, indizio sullo stretto legame tra attività umane tradizionali e ambiente.

Come al solito non voglio rubarvi la scoperta, ma se state leggendo questo post allora siete alla ricerca di qualche consiglio, quindi provo a raccontarvi brevemente cosa ho visto in una settimana di novembre. 
Primo suggerimento che mi sento fortemente di dare è quello di noleggiare un'auto. I mezzi pubblici ci sono, ma non così frequenti da permettere una visita approfondita all'isola. Per quanto riguarda l'alloggio posso solo dirvi che ho un'allergia nei confronti degli alberghi quindi non potrei essere utile nel consigliarvi. In ogni caso gli appartamenti e i B&B sono numerosi così come ristoranti e ristorantini. Gli alberghi e i resort si trovano soprattutto a Costa Teguise, Arrecife, Puerto del Carmen e Playa Blanca. Esiste poi una schifezza sulla costa occidentale, il Club La Santa, un villaggio che a quanto pare piace ma sembra un carcere. Noi abbiamo cercato un appartamentino in un qualche paesino più rurale e meno turistico, privilegiando la vicinanza all'oceano: vivere in montagna richiede di tanto in tanto una ricarica di aria di mare! La scelta è caduta su Orzola, l'estremità settentrionale dell'isola. A posteriori avremmo scelto un posticino più a sud per essere più comodi nella visita, ma la posizione dell'appartamento era comunque incantevole. A Orzola l'acqua, la pungente roccia vulcanica e la sabbia lottano tutto il giorno per apparire: il mattino la sabbia scaccia l'acqua e riempie gli spazi tra le affilate guglie degli scogli, il pomeriggio il mare si infrange di nuovo sulla costa lasciando comparire di tanto in tanto la roccia nera e minacciosa. 

A nord-est

Sulla strada che dall'aeroporto conduce a nord si trovano dei villaggi che meritano assolutamente di essere visitati: Arrieta e Punta Mujeres. Le case bianchissime - come praticamente tutti gli edifici dell'isola - contrastano col blu intenso dell'oceano e i mille colori della vita quotidiana: porte, finestre, fiori, cactus, automobili, verande, barche in secca. In entrambi i villaggi abbiamo mangiato del buon pesce "a la plancha". Scoprirete che i canari non hanno grandissima fantasia nel cucinare il pesce, la ricetta più gettonata è semplicemente alla piastra, ma non ovunque è fresco o abbondante.
Arrieta
Sempre nel nord dell'isola, nell'entroterra, ci sono altri paesi in cui vale la pena fermarsi, passeggiare, bere un buon vino locale e magari assaggiare qualche specialità come la capra arrosto: Haria e Teguise. Haria è un bel paesone al centro di un'oasi verde, colore assai raro da queste parti. Su un'isola praticamente senza alberi fa un certo effetto vedere numerose altissime palme circondare le candide abitazioni. E' stato piacevole passeggiare di sera tra le vie del centro, in particolare nella zona del municipio e nella Plaza Leòn y Castillo, all'ombra di grandi alberi di eucalipto. All'angolo della piazzetta abbiamo anche trovato un posticino dove abbiamo mangiato meravigliosamente spendendo poco: il Centro Cultural La Tegala. 
Hermita de las Nieves
Avendo visitato Harìa di giorno, è stato spettacolare percorrere la LZ-10 che porta a Teguise e fermarsi al mirador e alla chiesetta de Hermita de las Nieves. Qui viene voglia di accostare l'auto più volte per scattare fotografie al magnifico panorama, fatto di barranchi, coste altissime, onde, cactus, pale eoliche, colture impossibili e muretti a secco. E' un posto perfetto per godere del tramonto, in questo periodo attorno alle 17.30. 
Teguise è la cittadina che mi è piaciuta di più. Capitale di Lanzarote fino al 1852, offre al visitatore degli scorci suggestivi grazie agli antichi edifici, alla bella piazza della chiesa, al parco dove decine di bambini locali giocano allegri. Noi l'abbiamo visitata di sera e, come Haria, è molto tranquilla e poco frequentata in bassa stagione. Merita la passeggiata che dal centro porta in cima al vulcano sovrastante, dove sorge l'imponente Castillo de Santa Barbara, risalente al XVI secolo, adibito a museo della pirateria. Purtroppo è poco pubblicizzato e abbiamo scoperto la sua esistenza una volta giunti a Teguise, a museo già chiuso. Ne approfitto per aprire una piccola parentesi sugli orari di Lanzarote: come in tutta la Spagna la mattina non aspettatevi tutto aperto prima delle 10, però attenzione, chiude quasi tutto attorno alle 16!

La costa orientale

Charco de San Ginés - Arrecife
La costa orientale dell'isola ci ha attratto poco: Costa Teguise e Puerto del Carmen sono interamente costruite per i turisti, se vi piace la massa e della genuinità non ve ne importa allora accomodatevi. Su questo lato di Lanzarote, oltre ai villaggi più a nord già menzionati, abbiamo visitato la capitale Arrecife e siamo finiti "per sbaglio" su una spiaggetta, Playa Quemada. Ma andiamo per ordine. Arrecife per il 95% non è un granché, anzi diciamo che è un po' sporca e bruttina. La piccola parte vecchia della città invece è davvero interessante: el Charco de San Ginés - una piccola laguna che sembra entrare nella città - già vale la tappa, poi i castelli di San José e San Gabriel - museo d'arte contemporanea il primo, museo di storia e natura lanzarotene il secondo - e il lungomare. 
Per raggiungere Playa Quemada si fa una piccola deviazione sulla strada che da Arrecife porta a Playa Blanca. Questo microscopico villaggio, con le sue casette a pochi metri dal mare, trasmette pace e tranquillità. Poco distante una spiaggetta di sabbia e ciottoli è protetta dal golfo, quindi la balneazione non dovrebbe essere troppo rischiosa. Unico neo, il profumo di letame di dromedario che, di tanto in tanto, sopraggiungeva dal vicino allevamento grazie alle folate di vento. 


Le spiagge del Sud  

Costa de Papagayo
A causa delle particolari condizioni climatiche e alla posizione dell'arcipelago, la costa meridionale di tutte le isole è più arida e protetta da vento e correnti. Per questo motivo è più probabile trovare dune sabbiose e spiagge con acqua limpidissima a sud. All'estremità più meridionale dell'isola, Costa de Papagayo, scoscese scogliere e morbide spiagge si alternano in golfi e promontori affacciati verso Fuerteventura, a pochi chilometri di distanza. Per raggiungere quest'area, posta sotto particolare tutela, è necessario pagare un pedaggio di 3 euro ad auto e percorrere alcuni chilometri di strada sterrata su un aridissimo terreno vulcanico. Non provate, come abbiamo fatto noi, a imboccare tracce di sterrato prive di indicazioni, potreste trovarvi a schivare buchi e pietre per arrivare a un cul-de-sac e chiedere assistenza agli antichi dèi delle popolazioni canarie. 
Abbiamo snobbato la cittadina di Playa Blanca che, pur essendo costruita a fini turistici, non sembra tuttavia così "inguardabile".
Costa de Papagayo e Playa Blanca

La costa occidentale


Decisamente da visitare per i paesaggi lunari e il fascino della particolare geomorfologia è la costa sud-occidentale. Lungo ed entro i confini del Parco Nazionale di Timanfaya camminare e fermarsi a scrutare l'orizzonte provoca stupore, sensazione di pace e inquietudine allo stesso tempo. Si tratta di un'area pressoché incontaminata che coincide con le colate laviche delle ultime eruzioni dell'isola avvenute tra il 1730 e il 1736, le quali distrussero - o forse è meglio dire modificarono - circa un terzo dell'isola. Percorrendo la costa da sud verso nord, il primo suggestivo paesaggio è quello delle grandi saline de Janubio. Guidando sulla LZ-703 diversi punti permettono di affacciarsi su questa laguna che vale la pena ammirare. Sulla stessa strada, poco più a nord, iniziano i paesaggi lunari e più volte viene voglia di fermarsi (e vi consiglio di farlo!): le grotte marine de Los Hervideros, il lago costiero di Playa Montana Bermeja, le distese di lava nera ed acuminata. Proseguendo si raggiunge il grazioso villaggio di El Golfo, da dove parte il breve sentiero panoramico che si affaccia su il Charco de los Clicos: un surreale lago costiero di un verde acceso - colore dovuto a delle particolari alghe - circondato da una vera opera d'arte geologica, fatta di rocce, sabbie, conglomerati di svariati colori. 
Charco de los Clicos
La spiaggia nera incastonata tra il lago e il golfo invita a tuffarsi ma un cartello in svariate lingue avverte che chi si tuffa rischia di diventare una Sirenetta o cibo per pesci.  Il paesello sembra costruito per finire su una cartolina tra il gioioso e il malinconico. Non si capisce se il vulcano abbia voluto risparmiare questo piccolo lembo di costa o se gli uomini abbiano deciso di riprenderselo sbriciolando la lava mortale. Da qui parte un sentiero che percorre la costa per una dozzina di chilometri sulla roccia lavica. Meglio non percorrerlo in pieno giorno con temperature elevate e se non dotati di calzature adatte. Sedersi o peggio cadere sui sassi acuminati potrebbe essere un'esperienza che segna. E' affascinante vedere come specie animali e vegetali abbiano con fatica colonizzato un'area che sembrerebbe assolutamente invivibile.
El Golfo
Sempre sulla costa occidentale ma a nord del Parco di Timanfaya si trova il villaggio di La Santa e l'omonimo Club. Come ho accennato prima, questo rinomato villaggio turistico sembra un carcere, posto su un promontorio che si affaccia a una laguna piuttosto carina. A me è sembrato uno sfregio, fuori luogo in un'isola dove le costruzioni tradizionali, per fortuna, mantengono un certo sapore autentico al paesaggio.  Proseguendo verso nord si incontra un vero paradiso per i surfisti: il golfo di Famara. Il sabbioso villaggio sferzato dai venti e dalle onde si affaccia su una spiaggia gigantesca, che invita a provare a cavalcare le onde più che a prendere il sole. Infatti nel paese hanno perfino rinunciato ad asfaltare le strade, visto che i persistenti alisei depositano la sabbia ovunque. Qui però si incontrano moltissimi giovani provenienti da ogni angolo del Mondo, i quali sfruttano la presenza di numerose scuole e noleggi di surf per provare questo sport. Noi abbiamo evitato di provare, ma ci siamo concessi volentieri una piacevole birretta al tramonto. Per quanto riguarda il surf, sarà per un'altra volta.
Famara
Parco Nazionale di Timanfaya


Il centro dell'isola e la regione vinicola             


Mancha Blanca

Più che il mare, comunque bellissimo, ciò che mi è piaciuto maggiormente di Lanzarote è stato l'entroterra: su un suolo che si direbbe arido e invivibile, l'uomo per millenni ha escogitato  metodi per poter coltivare e sopravvivere, cercando di essere il più autosufficiente possibile. Lo stupore di fronte agli orti e alle vigne, macchie verdi nel nero più nero, è grande. Piuttosto che descrivervi questi paesaggi vi invito a vederli con i vostri occhi - dai, qualche foto ve la faccio vedere - e a gustarli, assaporando gli ottimi prodotti che la cucina e la viticoltura di Lanzarote possono offrire. La Geria, Mancha Blanca, Tiagua e Tinajo si sommano alle aree agricole del nord. In tutti questi villaggi sono presenti bodegas - aziende agricole - visitabili e dove è possibile degustare qualche buon prodotto locale. A Tiagua abbiamo visitato il Museo Agricola El Patio, una grande casa contadina tradizionale del XIX secolo adibita a museo etnografico: nelle varie stanze, nei cortili, nelle cantine fa comprendere molto della vita dell'isola. Decine di galline scorrazzano un po' ovunque e nella stalla caprette e un dromedario riposano all'ombra.
Attraversare il centro di Lanzarote, soprattutto verso sera, offre degli scorci straordinari e fa venir voglia di fermarsi dopo ogni curva per ammirare lo spettacolo e scattare qualche foto. Mi raccomando fatelo!
La Geria

Isla La Graciosa

Una grande sorpresa per noi è stata l'isola Graciosa, a mezz'ora di traghetto da Orzola. Vista dalle alture di Lanzarote non sembrava altro che un'isoletta deserta. Una volta arrivati nel porto di Caleta del Sebo, uno dei due piccoli paesini dell'isola, ci siamo accorti che la gita di giornata non sarebbe bastata per godere della bellezza e della pace che questo luogo regala. Non esistono vere e proprie strade (dell'asfalto nemmeno l'ombra), ma sentieri che percorrono la costa o che attraversano l'isola, tutelata dal Parco Naturale dell'Arcipelago Chinijo. Sul traghetto viene consegnata una mappa dei sentieri e delle spiagge, la quale indica anche la balneabilità o meno delle calette. Su la Graciosa ci si muove a piedi o noleggiando una sgangherata e arrugginita mountain bike o pagando un taxi-fuoristrada. Visto il tempo a disposizione (i traghetti da e per La Graciosa partono in bassa stagione ogni mezz'ora dalle 9.00 alle 17.00) abbiamo scelto di passeggiare verso sud, dove la costa è più protetta dalle correnti ed è permessa la balneazione. Ogni mezz'ora di cammino ci siamo concessi un bagno e tanto snorkeling: nuotare tra pesci di ogni colore e taglia è sempre una gran bella esperienza. Le spiagge sono coloratissime e l'acqua è limpida, un vero paradiso. Peccato non aver pernottato almeno una notte a la Graciosa!



La Graciosa dal Mirador del Rio
Caleta del Sebo


Le opere di César Manrique e altri luoghi "celebri"

Jameos del Agua
Manrique era un artista eclettico e poliedrico, un architetto geniale e profondamente legato alla propria terra. Nato nel 1919 ad Arrecife, probabilmente fu il "salvatore" del paesaggio di Lanzarote: se ora la vediamo così autentica e poco sfregiata da speculazioni edilizie e brutture architettoniche è proprio grazie a lui. Infatti promosse campagne volte a preservare i tradizionali metodi costruttivi del luogo e a contrastare la diffusione di cartelloni pubblicitari e abusi edilizi. Riuscì addirittura a far approvare una serie di leggi che limitano e regolamentano lo sviluppo urbanistico. Realizzò grandi progetti a Lanzarote, realizzati con un tocco unico e facendo risaltare le bellezze naturali dell'isola, in un'ottica di tutela e valorizzazione: Cueva de los Verdes, Monumento al Campesino, Mirador del Rìo, Jardìn de Cactus, MIAC-Castillo de San José, Casa Amarilla, Museo Atlantico, Jameos del Agua. Inoltre altre sue creazioni sono diffuse un po' ovunque qua e là sull'isola, da citare è sicuramente Islote de Hilario, punto panoramico sulle Montañas del Fuego, nel parco di Timanfaya. 
Cueva de los Verdes
E' davvero difficile descrivere la bellezza di questi luoghi. Nessun aggettivo può riuscirci e nessuna foto può rendere la piacevolezza dell'esperienza. Unico neo è che naturalmente tutti vogliono vedere queste opere meravigliose e l'affollamento è assicurato. E' bene visitare tutti questi luoghi o presto al mattino - che a Lanzanote è tra le 9 e le 10 - o verso l'orario di chiusura. Lo stesso discorso vale per la visita alle Montañas del Fuego: per raggiungere Islote de Hilario, nel cuore del Parco, abbiamo affrontato una coda pazzesca rimanendo in attesa per più di un'ora. Il metodo di fruizione di questo parco è assai scadente, si tratta di un giro di 20 minuti a bordo di un pullman dove un'audioguida ripete alcune misere spiegazioni in tre lingue. Se, come accaduto a noi, vi trovate circondati da bambini che strillano in tedesco, fatevi un altro giro per poter sentire qualcosa. Se non fate parte di una comitiva scordatevi domande o approfondimenti, nessun rapporto umano con guide del parco. E' comunque un posto da visitare, estremamente affascinante dal punto di vista geologico. Alcuni operatori passano la giornata a scatenare geiser o incendiare paglia inserendo acqua o cespugli a pochi centimetri di profondità, dove la temperatura raggiunge già alcune centinaia di gradi. Se volete, potete mangiarvi al ristorante un pollo cotto sul calore vulcanico! 
Mirador del Rio

Montanas del Fuego
Jardìn de Cactus
Tutte queste attrazioni fanno parte del circuito CACT Lanzarote e, acquistando un unico biglietto, si può visitarne sei a un prezzo agevolato: ne vale decisamente la pena! 


Trekking e passeggiate

Tutta la bellezza dell'isola si può vivere lentamente, camminando lungo le decine di chilometri di sentieri. Alcuni sono abbastanza ben segnalati, come il trekking da Playa Blanca a Orzola, altri sono da affrontare con una buona conoscenza della cartografia, con dispositivo GPS o, meglio ancora, con una guida. Ogni passeggiata sui numerosi vulcani offre degli scorci unici e suggestivi! Su La Graciosa i sentieri attraversano il silenzio, a Timanfaya la Terra si racconta, nell'entroterra benessere e gusto sono una cosa sola. Le aree protette offrono la possibilità di osservare cetacei, uccelli, rettili, piante endemiche. Se avete bisogno di informazioni o vi piacerebbe percorrere l'isola - o qualche pezzo - a piedi, non esitate a contattarmi!


Arrecife

Trekking tra i vulcani

Museo El Patio

Jameos del Agua

Passeggiate tra campi e vigne

Trekking a La Graciosa

Camminare su spiagge chilometriche

Sentieri che attraversano il silenzio





Commenti

  1. ...vorrei domandare. Per viverci piu uno due mesi si puo z legge con una tenda.

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  2. Io mi godo le vacanze all'hotel carinzia www.warmbaderhof.com

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